Il caso ha messo in evidenza un problema crescente nei centri storici delle città, ovvero linquinamento acustico, causato principalmente dalla movida e dalle attività musicali, che si protraggono spesso fino a notte fonda, creando disagi per i residenti. Nel caso di specie le immissioni di rumore, rilevate sia durante il giorno che di notte, sono state ritenute superiori ai limiti previsti dalla legge, con un impatto significativo sulla qualità della vita di chi risiede in zona. Quindi, il Comune partenopeo è stato chiamato a risarcire di 230mila euro a dieci ricorrenti, per la violazione dei limiti alle emissioni acustiche. In particolare, si condanna il Comune di Napoli a far cessare le immissioni di rumore provenienti da piazza Vincenzo Bellini e zone limitrofe, e ad adottare le cautele idonee a riportare le immissioni entro la soglia della normale tollerabilità anche mediante la interdizione delluso di strumenti musicali amplificati, tamburi, bonghi ed ogni altra attrezzatura idonea alle emissioni acustiche utilizzate senza previa autorizzazione da parte del Comune, nonché mediante la predisposizione di un servizio di vigilanza con limpiego di agenti comunali, nonché anche mediante linstallazione di strutture fonoassorbenti o fonoriflettenti. La condanna del Comune non solo sottolinea la necessità di una maggiore regolamentazione delle attività pubbliche, ma si configura anche come un impellente monito riguardo alla responsabilità delle amministrazioni locali nella tutela del benessere dei cittadini. La Suprema Corte osserva, innanzitutto, che il limite di tollerabilità delle immissioni rumorose non è mai assoluto, ma relativo alla situazione ambientale e variabile da luogo a luogo, secondo le caratteristiche della zona e le abitudini degli abitanti. Pertanto, i limiti posti dai singoli regolamenti comunali sono puramente indicativi, in quanto anche immissioni che rientrino in quei limiti possono considerarsi intollerabili nella situazione concreta, posto che la soglia di tollerabilità è, per lappunto, da valutare tenendo conto dei luoghi, degli orari e delle caratteristiche della zona. La tutela del privato che lamenti la lesione, anzitutto, del diritto alla salute , ma anche del diritto alla vita familiare, cagionata dalle immissioni acustiche intollerabili e provenienti da area pubblica trova fondamento anche nei confronti degli enti pubblici. Una volta emesse le ordinanze in materia, il Comune è titolare anche del dovere giuridico di farle rispettare. Le amministrazioni locali, pertanto, sono responsabili se non adottano tutte le misure necessarie affinché unordinanza che regolamenta lordine pubblico venga rispettata.